
Lui ricordava la vasca con le piante acquatiche che le aveva mostrato all’orto botanico qualche settimana prima? Lei ci aveva riflettuto: era necessario che ne costruissero una in giardino. Aveva anche trovato il punto: di fianco all’aiuola con i cactus verdi e spinosi. Lui le chiese se pensasse di allevare carpe e pesci rossi. No, rispose Lei. Assolotti. Ci pensava molto agli assolotti. Anche Lui ammise di pensarci spesso. Lei disse di saperlo già, difatti era inevitabile per loro andarli a cercare. Li avrebbero messi nella vasca già pronta. Poi, visto che gli assolotti sono esseri indipendenti, Lui avrebbe potuto continuare a creare le sue sculture di legno mentre Lei avrebbe continuato a creare le sue opere di parole. Nei momenti di pausa si sarebbero seduti a bordo vasca a guardarli. Qua non succede mai nulla, avrebbe detto Lui una sera e, senza accorgersi dell’assolotto che si agitava nell’acqua, l’avrebbe convinta ad andare a letto. Lei, nei giorni seguenti, sarebbe uscita dalla vasca e nel suo silenzio di assolotto avrebbe cercato di comunicare con Lui. Ma Lui, sordo, sarebbe stato infastidito da quell’esserino che sbucava fuori ovunque. Gli avrebbe scagliato contro un martello o un seghetto, amputandole un arto e Lei sarebbe tornata nella vasca ad autorigenerarsi. Intanto, l’assolotto avrebbe recuperato tutte le memorie ancestrali che portava in sé e avrebbe cominciato a scriverne. Sarebbe stato un capolavoro, ma legato al nome di Lei. L’assolotto avrebbe tentato di rivelare la verità, ma sarebbe stata considerata un’ulteriore fantasia. Anche da Lui. E l’assolotto avrebbe sofferto, incapace di farsi riconoscere. Come Lei. C’era però un problema che Lei non aveva considerato, disse Lui. Gli assolotti, animali messicani, non gradiscono gli inverni di Pisa. Lui avrebbe dovuto pensare a un modo per termoregolare la vasca, altrimenti Lei avrebbe patito il freddo. E poi i gabbiani e gli aironi. Ma a rifletterci bene, una soluzione sarebbe riuscito a trovarla.