
Cosa spinse, nel 1968, lo scrittore ungherese Sándor Márai a trasferirsi al civico 34 di Via Trento a Salerno, nel quartiere popolare di Mercatello?
Google Maps fotografa uno di quei complessi abitativi anonimi nella periferia est della città che sembrano uscire da un manuale di architettura sovietica anziché dalla fantasia di un architetto italiano. A Salerno, lo scrittore visse un’esistenza anonima, fino al 1980. Poi stabilì di ritornare per sempre negli Stati Uniti, dove decise di sbarazzarsi della sua vita con un colpo di pistola.
Non conosco l’ungherese, ma provo a immaginare il suono della sua lingua straniera durante l’assemblea di condominio o per comunicare con la signora Vincenza della omonima tinturia. Mi invento uno scrittore intento a fare la spesa al mercato, contrattare con il fruttivendolo, cercare di farsi capire nel suo italiano con l’accento da principe magiaro in esilio. Come ogni persona avrà avuto bisogno di un paio di pianelle o di scarpe da pioggia. Avrà comprato un pigiama, un abito grigio, un impermeabile, un paio di occhiali da sole, un paio di lenzuola, una poltrona a fiori, uno scolapasta o un frullatore elettrico. E ora, dove sarà finito questo patrimonio di abiti, piccoli elettrodomestici, apparecchi e complementi d’arredo?
Immagino le sue giornate autunnali mentre cammina pensieroso per le vie di Mercatello, infastidito dallo stridio dei gabbiani, l’odore di solfuro del mare e quello del pesce appena pescato. Vorrei parlare con chi lo ha incontrato, con chi lo ha conosciuto; fosse anche l’impiegata nell’ufficio postale dove pagava le bollette.
«Signora, ha mai visto quest’uomo?»
«Sì, veniva qui spesso, a ritirare la corrispondenza. Aveva gli occhi sporgenti, con un’aria interrogativa, come chi aspetta una lettera che tarda ad arrivare.»
Sotto la casa dello scrittore si può scorgere una lapide commemorativa. In un libro di storia locale possiamo trovare qualche informazione. Ma la sua figura sembra evaporata anche nella memoria. ’O busto in bronzo dello scrittore è stato rubato nel 2009. Per anni, era rimasta solo la base in pietra, un mozzicone bianco sul lungomare. E se il ladro di statue fosse stato un lettore deluso dal finale di un romanzo? Nel 2023, la giunta comunale ha deciso di ricollocare di nuovo il volto bronzeo dello scrittore. Ora svetta lì, davanti ai passanti distratti, con il volto inclinato verso destra e l’aria severa.
Ho contattato una medium, una di quelle che parlano con i defunti attraverso le sedute spiritiche. Le ho mostrato una foto. Mi ha chiesto un oggetto appartenuto al nonno. Un orologio, un berretto, un anello. Le ho spiegato che non era mio nonno e che non avevo con me il denaro che avrebbe preteso. Da un vecchio elenco della SIP del 1980 ho ricavato un numero telefonico. Sembra attivo. Ho provato a chiamare, ma non ha risposto nessuno. Forse, il mio scrittore vuole essere lasciato in pace e continuare a vivere in silenzio, come un’ombra, come ha sempre fatto, alle prese con i suoi diari privati, in quel palazzo ora ridipinto di blu carta da zucchero, non lontano dal mare.