
Una mia nota scritta in una fredda giornata di febbraio per presentarvi il prossimo numero di Grande Kalma!
Stamattina ho avuto uno scambio di e-mail con Batania, il poeta (o la poetessa?) che è diventato noto sui social network per via di un’originalissima iniziativa artistica e poetica. Gli ho chiesto (o le ho chiesto?) di poter utilizzare alcune delle sue poesie o frasi come parte visuale per il numero tre della rivista, in uscita a giugno di quest’anno. Credo che la poesia urbana di Batania sia magnifica, aggiornata rispetto all’epoca in cui viviamo, i cambiamenti della città e della tecnologia. È una poesia che si articola attraverso frasi brevi, secche, a volte veri e propri aforismi lontani sia dai versi che dalla poesia narrativa. C’è anche visceralità, un populismo latente, un richiamo alla vita: qualcosa come un rock primitivo. Le sue frasi si possono trovare sui muri e i cassonetti della città di Madrid. Nelle ultime settimane, poi, uno sciopero dei netturbini ha reso visivamente la sua poesia ancora più impattante: tra cumoli di monnezza e sacchetti che invadono i marciapiedi i passanti possono dedicarsi anche solo un attimo di poesia, riflessione, introspezione. Mi piace, è una poesia di risveglio, diretta e profonda, si adatta bene anche alle regole della comunicazione contemporanea: perfette per un Tweet o per una foto su Instagram. Mi ha ricordato un po’ Antonio Porchia, il poeta calabrese emigrato da ragazzino in Argentina, e il suo libro di aforismi Voces; credo l’unico che abbia mai scritto. Vedo un modo nuovo di leggere dietro questa forma d’espressione, un approccio anti-libresco che mi auguro venga approfondito e non si disperda tra muri sozzi e insulse bacheche digitali. Proverò in qualche modo a dare un contributo con il numero tre di Grande Kalma. In futuro diventerà sempre più difficile leggere e la creatività fa, si evolve e si adatta, penetra tra le maglie strette della città e gli algoritmi che regolano il traffico della rete.
Di seguito un breve assaggio di frasi selezionate da me, accostando queste due poetiche che richiamano a mondi e generazioni molto diverse.
La traduzione dal castigliano all’italiano è mia:
L’amore è sempre un neologismo.
(Batania)
La morte è tutta la vita, non la sua conclusione.
(Batania)
Non sprecate tutta la paura: conservatene un po’ per il dopo pandemia.
(Batania)
Ho conosciuto rive peggiori del naufragio.
(Batania)
Con la mia bocca nella tua non sono più ateo.
(Batania)
Prima di percorre il mio cammino io ero il mio cammino.
(Antonio Porchia)
L’uomo non va da nessuna parte. Tutto viene all’uomo, come il domani.
(Antonio Porchia)
La mia povertà non è totale: manco io.
(Antonio Porchia)
La ragione si perde ragionando.
(Antonio Porchia)
La montagna che ho alzato mi chiede un granello di sabbia per restare in piedi.
(Antonio Porchia)
L’uomo, quando non si lamenta, quasi non esiste.
(Antonio Porchia)